Fotografia: Giurie, giurati, concorsi e concorrenti.

Da sempre il tema dei concorsi fotografici alimenta discussioni che non avranno mai fine. Così come nel calcio ciascuno ha una sua opinione che reputa veritiera. L’argomento è complesso, controverso e tutti dovremmo essere consci che la soluzione perfetta non è a nostra portata.

Si potrà forse arrivare a compromessi accettabili basando il tutto sulla buona fede e la onestà intellettuale di tutti i soggetti che ne sono coinvolti: giurati e concorrenti.

Entrando nello specifico è facile riconoscere la valenza e l’utilità dei concorsi fotografici.

Molti sono i positivi auspici che si prefiggono gli organizzatori e l’occasione “competitiva” costituisce un momento di confronto fra i tanti appassionati.

Partendo dal presupposto che chi ama la fotografia è sempre attratto dall’osservare le produzioni altrui e ricerca in fotoamatori a lui più affini quelle immagini che predilige, intanto l’occasione di un concorso fotografico genera, al di là della gara intrinseca, una ricca vetrina che offre la visione delle produzioni più recenti dei vari concorrenti. Le selezioni operate in sede valutativa, peraltro, scremano le immagini in mostra ed offrono, a chi le visiona, occasioni di riflessioni e idee per personali nuovi spunti creativi.

Appare ovvio che chi si mette in competizione deve abbandonare nel momento in cui aderisce al “gioco” ogni suo strascico personale (onorificenze e vari riconoscimenti legati alla sua attività); infatti, nei concorsi fotografici patrocinati, tutti i partecipanti partono alla pari e con l’unica giusta garanzia della non cumulabilità dei premi.

Riguardo, poi, alla necessità di rinnovare continuamente le immagini da presentare ai concorsi, in modo da assicurare freschezze competitive e sempre nuove produzioni, una programmazione ragionata dei concorsi, articolata nell’arco dell’intero anno e con un numero definito di appuntamenti, eviterebbe che stesse immagini possano essere proposte in più concorsi (è evidente che questa ultima regola dovrebbe valere nell’ambito di una stessa associazione, ad esempio in UIF o Fiaf, per entrambe applicarle in maniera indipendente).

Ora veniamo al punto più dolente ed oggetto di tante critiche: i giurati.

Per chi organizza, comporre una giuria è sempre un momento complicato. Vuoi per i tanti rapporti personali che ciascuno di noi intrattiene, vuoi per le abitudini consolidate, vuoi per le caratteristiche personali dei potenziali giudici.

La fotografia è di certo uno dei mondi artistici che si muove più in fretta, riguardo a forme espressive, tematiche, mode, tecniche e quant’altro.

Fra gli appassionati di fotografia ci sono e resistono i “puristi” e quelli che recepiscono molto lentamente i mutamenti o che rifiutano, anche se parzialmente, innovazioni tecnologiche che consentono di realizzare immagini impensabili o fuori dai classici canoni: le cosiddette “regole”.

Con questi presupposti è difficile quindi riuscire a coordinare il tutto e assicurare piena felicità a chi vuole competere.

Puoi formare giudici quanto vuoi, le differenze valutative ci saranno sempre ed il merito rimane sempre soggettivo.

Un buon compromesso potrebbe essere quello di variegare le composizioni e alternare nel tempo i giurati. Per variegare intendo far intervenire ed alternare anche soggetti che in qualche modo operano nell’intero arco delle arti visive (come soggetti attivi, critici o altri ruoli).

La staticità dei componenti di una giuria di certo comporta il fatto che nel tempo si consolidano i loro metodi di giudizio, innescando così un perverso rapporto coi concorrenti che spesso, più che incentrarsi sul proporre loro novità creative,  si impegnano a conformarsi essenzialmente ai noti e immutati gusti dei giurati: quanto di peggio possa capitare ad un buon concorso fotografico che vuole definirsi tale.

Chi ha avuto opportunità di far parte di una giuria sa bene che, al di là delle cognizioni intrinseche di ciascun componente, dei gusti personali e dell’eveluzione/involuzione che normalmente interessa ogni essere umano, molto dipende anche dalle tecniche attuate in sede selettiva, ancor di più dal numero e dalla media qualitativa delle opere presentate, dalla indipendenza/sudditanza che caratterizza i soggetti giudicanti e chi più ne ha più ne metta.

In conclusione direi che per chi vuole partecipare in una competizione fotografica è opportuno che per prima cosa vada a consultare i nomi dei componenti la giuria, per poter a priori farsi un’idea delle caratteristiche dei giurati per poi accettarne serenamente il giudizio, quindi, partecipare o meno a quel concorso fotografico e continuare a vivere la propria passione con tranquillità.

Del resto ogni esito è sempre discutibile e la diversità dei risultati conseguiti in competizioni differenti lo avvalora.

Buona luce a tutti.

© Essec 

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